Ci sono film che periodicamente devo rivedere, non so perchè, deve trattarsi dello stesso disturbo che costringe Nanni Moretti, come dice in “Caro Diario”, a passare almeno due volte al giorno sul Ponte Flaminio a Roma, sono quelle cose irrazionali che ci procurano piacere, che vanno fatte e basta.
(Se a procurarci piacere fosse sparare in piazza all' impazzata sarebbe un' altro discorso, non terminabile semplicemente con “vanno fatte e basta”).
Uno
di quelli che rivedo almeno una volta l' anno è Marrachech Express,
un film del 1989 di Gabriele Salvatores, ma siccome io l' ho visto
nel 1992 per me è del '92, anno della maggiore età, di Olimpiadi e
sommo cazzeggio, un dolce far niente di una qualità quasi
professionale (La specializzazione arriverà poco dopo, in un solenne
biennio pre-militare).
Era
un film visto per caso, registrato dalla tele in vhs e visto senza
tanta convinzione,
ma come detto non è che mi ammazzassi di studio o di lavoro, quindi tempo ne avevo, anche per recensire film non graditi, lo cacciai dentro (Il vhs si caccia dentro) il mio Nordmende e via, al primo blues di Roberto Ciotti, la sigla iniziale, ero già uno di loro, uno della cricca Abatantuono, Cederna, Alberti e Bentivoglio che devono andare in Marocco per togliere dai guai Rudy, un loro amico perso di vista.
ma come detto non è che mi ammazzassi di studio o di lavoro, quindi tempo ne avevo, anche per recensire film non graditi, lo cacciai dentro (Il vhs si caccia dentro) il mio Nordmende e via, al primo blues di Roberto Ciotti, la sigla iniziale, ero già uno di loro, uno della cricca Abatantuono, Cederna, Alberti e Bentivoglio che devono andare in Marocco per togliere dai guai Rudy, un loro amico perso di vista.
In
esso c' è molto:
ritrovare
vecchi amici (E quindi rievocare bei ricordi e qualche ombra), la
fuga dalla banale ordinarietà del quotidiano incontro ad un'
avventura ignota, buona musica e un cast in stato di grazia, buona
parte di quello che girerà poi “Mediterraneo”.
La
partita nel deserto contro un gruppo di marocchini sconosciuti e con
De Gregori in sottofondo è il match che tutti vorremmo giocare, e
la canzone “... Nino non aver paura di sbagliare un calcio di
rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un
giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggo, dall'altruismo e dalla
fantasia...” per tanti è oramai quest' episodio; un incontro su
sabbia tra uomini, donne, ragazzini e con maglie al posto dei pali.
Ci
siamo, un' altra volta, festeggio anche il ventennale della prima
proiezione, è bello che non si siano spostate alcune opinioni, forse
è proprio questo il motivo che mi spinge a rivederlo, è un
tagliando, un accertarsi ancora una volta che alcuni
miraggi/illusioni che c'
erano tempo fa ci siano sempre
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